SOCIETA' CAPITANI E MACCHINISTI NAVALI - CAMOGLI |
Il naufragio della piccola nave Fiducia e del suo fedele nocchiero/Shipwreck of the small cargo vessel Fiducia |
Il 20 Dicembre del 1962 alle ore 03.15, durante una notte di burrasca forte, al Comandante Aurelio Assereto della nave passeggeri Vulcania della Società Italia, fu comunicato che al largo della minuscola isola di Ustica c'era una nave in difficoltà. Il Vulcania in mare burrascoso/The M/v Vulcania in stormy waters L'imbarcazione, con otto persone d'equipaggio e dal nome falsamente ottimista, Fiducia, aveva lanciato ripetuti e concitati segnali di soccorso: “may day!-may day!” che giungevano flebili, a causa di un'avaria alla trasmittente o forse per il vento burrascoso che fischiando a raffiche, copriva le voci. Ci fu un immediato cambio di rotta. Le due navi si trovavano a circa 30 miglia di distanza tra loro. Sul ponte di comando della Vulcania si udirono le rincuoranti promesse d'assistenza. Dall'esperto Comandante partirono a raffica le prime istruzioni alla sala macchine per l'imminente manovra d'emergenza ed alla coperta per il recupero dei naufraghi. Era il mio terzo imbarco da Allievo Ufficiale di coperta e si trattava del primo salvataggio della mia carriera. Come richiamati da un magico tam-tam, i passeggeri affluirono in massa ad occupare tutti i ponti liberi sul lato destro della nave per assistere ad un eccezionale evento marinaro. Il Comandante Assereto ed i suoi ufficiali, dopo aver localizzato la Fiducia sul radar, iniziarono a compiere la “curva di rito” che ci avrebbe portato, come una diga mobile di quasi 200 metri, sopravvento alla nave senza governo, per fornirle un provvidenziale ridosso. La piccola motonave Fiducia in grande difficoltà nella burrasca/The Fiducia being battered by the waves Ancora oggi sono colpito dal ricordo di quella successione di manovre impartite dal Comandante e che furono compiute in modo silenzioso e millimetrico. Innanzitutto ci fu il calibrato rallentamento della nostra nave - ( slow down ) - che riuscì a portarsi ad un centinaio di metri dalla Fiducia. Da questa posizione, il Comandante Assereto diede ordine di accendere i pastorali, che erano lampioni navali, girabili lateralmente verso l'esterno della fiancata, mentre i potentissimi proiettori di bordo illuminarono improvvisamente dall'alto il tragico scenario, dentro il quale, la piccola nave, ridotta ormai allo stremo, spariva tra le bianche e sferzanti creste d'onde e poi riemergeva lentamente, ululando e vomitando tonnellate d'acqua e schiuma; aveva gli alberi inclinati come un naufrago in cerca d'aiuto. Il nostro Comandante manovrò le due macchine riuscendo a farsi scarrocciare dal vento, molto lentamente, verso la Fiducia che, sbandata a sinistra, sussultava riemergendo a fatica. In quella notte di tregenda il quadro si fece ancora più drammatico, quando si distinsero chiaramente sette sagome umane, che sparse sul ponte di coperta, si tenevano aggrappate alle attrezzature di bordo. Presto ci fu il contatto tra le due navi; il caso volle che la testa d'albero prodiero della Fiducia sfondasse l'oblò di una cabina e rimanesse incastrato alla nostra nave per qualche minuto. Paradossalmente fu quello il momento ideale che permise il recupero dell'equipaggio il quale, simile ad una ciurma di pirati si lanciò all'arrembaggio e si arrampicò agilmente sulle “giapponesi” (ampie reti usate per imbracare i colli di stiva) che erano state gettate fuori bordo dal Nostromo e dai marinai, forse nel ricordo di una prassi molto usata durante la seconda guerra mondiale. I naufraghi raggiungono la salvezza/The survivors are finally rescued Il Comandante Assereto manovrò ancora le macchine con molta abilità, riuscendo a sfilarsi dal Fiducia senza il minimo danno. La piccola nave apparve ormai come un relitto sbandato, semisommerso e alla deriva. L'equipaggio fu totalmente recuperato, ogni naufrago fu asciugato, avvolto in una coperta calda e fu assistito dal personale medico di bordo. Il Comandante Assereto coi naufraghi del Fiducia/Captain Assereto together with the Fiducia survivors Ci fu, purtroppo, una vittima di cui non abbiamo ancora fatto cenno. Su quella coperta inclinata e flagellata dai marosi, scivolava da paratia a paratia, abbaiava e piangeva un pastore tedesco, che nessuno poteva più aiutare. L'equipaggio stremato ed ancora impaurito, ma ormai al sicuro sul ponte passeggiata del grande transatlantico, volle seguire con lo sguardo il drammatico epilogo della sua nave. I naufraghi si schierarono l'uno accanto all'altro, s'appoggiarono tristemente al parabordo del ponte e fissarono a lungo, con gli occhi sbarrati, l'ultimo comandante di bordo che, abbandonato per sempre dagli uomini, s'allontanava incredulo nel buio più profondo. Lo salutarono sbracciando i loro baschi fradici tra le lacrime e gettando nell'angoscia, non solo i passeggeri, ma anche il collaudato equipaggio dell'anziana Vulcania. A bordo, tutto si fermò per un attimo, il nostro Comandante, stagliato come una sfinge sull'aletta della plancia, salutò con tre fischi lunghi e mesti la coraggiosa Fiducia che si apprestava a compiere la sua ultima traversata verso gli abissi, con il suo indomito e fedele nocchiero. Il pastore tedesco Dock affondato col Fiducia/The german sheperd Dock, lost with the Fiducia La nave poco dopo sparì, trascinando con sé il suo ultimo compagno di viaggio, il più fedele. Se ben ricordo, il suo nome era Dock e come un vecchio lupo di mare d'altri tempi, decise di seguire la sua nave…. Tratto da "Genova: Storie di navi e salvataggi" di Carlo Gatti Appendice: Foto del Comandante Assereto A sinistra, il Comandante Assereto, allora 2° Ufficiale di Coperta, in una foto propagandistica della Società Italia; a destra col Cardinale Da Costa Nunez che era a bordo del Vulcania durante il salvataggio/Left: Captain Assereto in a commercial picture - Right: Together with Cardinal Da Costa Nunez 20 December, 1962 at 03.15: SHIPWRECK OF THE SMALL CARGO SHIP “ FIDUCIA ” THE TESTIMONY (OF THE AUTHOR). As a Junior Officer aboard the “Vulcania” I took part that night in this event, together with the crew and the astonished passengers, which was an emotional page in the history of human solidarity and marine skill. I was impressed by the manoeuvres Captain Assereto of the “Vulcania”carried out, in pitch darkeness and in the midst of such a storm, bringing the vessel windward. He then opened all lights on board and searchlights, then moved making leeway very slowly towards the small vessel which was listing to the left and was being tossed about without control. In the night of pandemonium, the scene became more dramatic when you could clearly distinguish seven human shapes scattered on the bridge holding onto the railing. Then there was the contact between the two vessels; just by chance the top of the fore mast of the “Fiducia” slipped into, with an embrace of thanks, into the porthole of the upper bridge of the “Vulcania”. Incredibly, it was the ideal moment to rescue the crew, who like a swarm of pirates, threw themselves into and climbed up the “japanese”, (large nets used for unloading cargo from the holds),which had been thrown overboard by the boatswain and crew specifically to help in the rescue. Captain Assereto manoeuvred the ship again in a way to disentangle the “Vulcania” from the “Fiducia” which by now was already a wreck and semi submerged in the sea. However, there was one victim of which we haven't yet mentioned. On the sloping and half submerged deck, there was a german shepherd who ran up and down, barking and crying, who could not be saved. The “Fiducia” crew, exhausted, but at long last on the passenger deck of the “Vulcania”, deeply moved looked towards the disappearing ship and theyr faithful friend on board as it slipped tragically into the dark. They saluted such a wonderful friend in tears and the passengers and the hard crew of the old transatlantic liner were desolated and felt deeply for them. His name was DOCK. Like the old wolf of the sea, he followed the ship. Taken from "Genova: Storie di navi e salvataggi" by Carlo Gatti |